Alcuni film di fantascienza hanno anticipato molti oggetti che oggi consideriamo normali, soprattutto per quanto riguarda il campo dei computer e della comunicazione: chi di voi ricorda i dispositivi costituiti da uno schermo rettangolare – i tablet – o la naturalezza nell'usare le videochiamate – Skype – da parte degli astronauti di 2001: odissea nello spazio ? Altre volte, invece, ci si è spinti un po' oltre, come con gli uomini-robot di Terminator o Blade Runner . Fatto sta che le storie il cui contenuto è fantasticamente proiettato nel futuro hanno sempre destato la curiosità dell'essere umano. Con l'architettura avviene esattamente lo stesso: esistono abitazioni che già quarant'anni fa hanno anticipato lo stile costruttivo odierno, case che hanno persino visto oltre per quanto riguarda spazi e funzioni. È proprio la ricerca di soluzioni d’avanguardia il motore dei due progetti che stiamo per presentare.
Buio in sala, il proiettore si mette in moto!
Osservando i progetti dello studio Buratti + Battiston Architects, sembra di vedere una perfetta scenografia di un film ambientato in un futuro prossimo. Ampie vetrate, sedie dal design brillante, ma occhio al dettaglio: l'illuminazione è affidata ad una serie di fasci di neon dalla cromatura tendente al rosso.
L'interior design raggiunge una parte del mobilio molto importante: la poltrona. La regina delle sedute della casa si trasforma in qualcosa di comodissimo. Le linee si curvano, con il pouf che forma un'insolita sfera.
Una luce rossa e una scala che fluttua nel vuoto. Questo approccio singolare unisce praticità ed un forte impatto scenico. Ancora cinema, ancora pensieri all'avanguardia che anticipano stili, modi di vedere l'architettura e di conseguenza l'abitare.
Ecco svelato il trucco, o l'idea geniale come dir si voglia. Un vetro in tinta unità diventa corrimano e sostegno per la scala. Un oggetto insolito per un'abitazione, come il monolite di 2001 : odissea nello spazio.
Il soffitto alto e lo spazio senza barriere riconducono ad concezione moderna della casa, sicuramente più di un ordinario open space. I materiali, semplici e puri, e l'arredamento – da notare il curiosissimo tavolino al centro – ci consentono di vivere nel futuro.
I progetti dell' Ufficio di Architettura sono riconoscibili come una calligrafia particolare, con vezzi e ghirigori mai fine a sé stessi, con lanci di stile che solo chi ha una conoscenza profonda della materia può fare. Gli spazi si restringono, i corridoi si allungano e la prospettiva visiva è limitata: il futuro diventa un po' misterioso, hitchcockiano, e per questo elettrizzante.
Materiali vuol dire superfici, e superfici vuol dire luce. L'assioma è tanto semplice quanto basilare. In questo progetto si decide dove illuminare, o meno, attraverso la luce riflessa dal pavimento e dalle pareti. La classe nel gestire le luci, le ombre e grigi è degna di un direttore della fotografia.
Il compasso è lasciato nel cassetto, le linee sono tesissime: la sedia diventa una regola di geometria.
Ancora una volta uno stile architettonico che si pone come avanguardia.
Sediamoci comodamente in poltrona per godere della magnifica vista su piazza San Carlo a Torino. Il divano si completa con il tappeto antistante, la pavimentazione scura crea un dialogo con le pareti bianche. I tavolini sono l'estrema sintesi di loro stessi ed una lampada si accende sorretta da una struttura elicoidale: acido desossiribonucleico ripetevamo a memoria a scuola, ossessivamente.